Passo Dordona quattro anni dopo 2020 - Due su tre ruote

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Passo Dordona quattro anni dopo 2020

Le nostre storie
  
É domenica mattina e Maria ha il suo da fare e, siccome si sente sufficientemente in forma, mi dice: “Vai pure a farti un giretto se vuoi!” Chiaramente, per non deluderla, la accontento e monto in sella alla Ducatina!
Punto la forcella verso nord con l'idea di farmi un giro sul Passo San Marco, non ci sono ancora stato quest'anno e dovrei riuscire a tornare abbastanza velocemente, Maria starà anche bene ma non posso lasciarla a casa sola fino a sera!
Il traffico non è nemmeno così intenso, e poi in moto ci si divincola abbastanza bene anche senza prendere alcun rischio. Fa caldo, davvero tanto caldo e, nonostante in molti possessori di Scrambler lamentino il calore prodotto dal bicilindrico di Borgo Panigale, la cosa che mi da più fastidio sono l'abbigliamento protettivo come la giacca che anche se forata per la ventilazione fa sudare come in una sauna, e il casco che non te lo sto nemmeno a spiegare. Ma che ci vogliamo fare, è agosto! Facesse freddo sarebbe davvero strano!
Man mano che risalo la Val Brembana il traffico diminuisce e i pensieri dentro al casco si intensificano, ogni volta che vedo il cartello Foppolo un diavoletto sulla spalla mi dice: “Dordona, Dordona, Dordona!!!” e l'angioletto sull'altra mi dice: “Sei da solo, lascia perdere. Se cadi, se buchi, ecc”
Arrivato allo svincolo per Foppolo, con un colpo di acceleratore ho disarcionato l'angioletto e dato retta definitivamente al diavoletto dirigendomi verso la nota località sciistica, ormai ero deciso, dovevo finire quello che avevo iniziato qualche anno fa con Maria sull'Ural.
La strada è bellissima, con i boschi tutt'intorno, il fiume che scorre a fianco della carreggiata e un'aria fresca e profumata che si infila da sotto la visiera. In pochi minuti sono seduto a un tavolino del piccolo bar dove si possono acquistare i permessi per salire la vecchia strada agro-pastorale che porta fino a Fusine in provincia di Sondrio. Il tempo di bere un prosecco energetico e di prendere un pezzo di focaccia al panificio vicino e poi rimonto in sella in direzione Passo Dordona.
Imbocco la dissestata quanto affascinante strada sterrata che si inerpica su per la montagna ad un'andatura abbastanza lenta e già il primo assaggio ci lascia immaginare l'avventura che dovremo affrontare ghiaia, sassi e ciottoli smossi e beole messe di traverso per aiutare il drenaggio della pioggia. Ma perché nei miei ricordi era meno ripida, dissestata e, sopratutto incuteva molto meno timore di quanto non faccia ora che ce l'ho davanti!? Mi dicevo, tanto l'ho fatta con il sidecar, non era certo tanto brutta, ma adesso sono qua a dirmi: “Ma chi me l'ha fatto fare di venire su da solo!? Ma se dovessi cadere o se mi sbilanciassi e dovessi mettere giù i piedi!? Tocco a malapena!!!” Ormai c'ero e sono andato avanti! Ho deciso di non avere fretta, non si poteva salire veloci perché c'erano molte persone che salivano a piedi, non potevo certo mitragliarli di sassate! La moto sembra se la sia cavata bene ma io che non ho mai fatto fuoristrada mi affaticavo abbastanza così ho pensato che prendere fiato ogni tanto e approfittare per scattare qualche foto sarebbe stata la cosa migliore. Poi questi posti così belli e il senso di appagamento e di libertà che ti danno meritano tutto il tempo possibile così, quando riuscivo a calcolare bene di poter mettere la moto sul cavalletto laterale e riuscire pure a scendere, mi fermavo e facevo qualche scatto.
Giunto alla sommità del valico avrei voluto andare a vedere le trincee ma tra il caldo e la faticata ho preso la scusa del poco tempo a disposizione e ho lasciato perdere. Non so quanto ci sarebbe stato da camminare, ma guardando quelli che risalivano con scarpe da trekking, calzoncini e canottiera, all'idea che avrei dovuto giocare a fare lo stambecco con stivali da moto e abbigliamento tecnico con le protezioni, mi veniva male!
La strada in discesa verso Fusine è un pezzo meglio e faccio molta meno fatica ma ho voglia di bere qualcosa di fresco così mi fermo al rifugio per una birretta e un panino col salame. Mi riposo un attimo e poi riparto.
Scendendo la vegetazione diventa sempre più fitta e si inizia a respirare meglio, su al passo ci saranno stati trenta gradi! Ogni tanto mi fermo a fare qualche scatto per far vivere, nei limiti del possibile, un po' anche a Maria la mia “avventura”. Purtroppo non sono riuscito a immortalare la marmotta che ha attraversato la strada pochi metri davanti a me...bellissima!
Per strada pochissima gente, almeno fino a Fusine, ma anche sulla superstrada non c'era quel gran traffico. Giunto a Bellano sono sceso verso il lungolago così da fare ancora una piccola sosta e poi tornare a casa.
Gran bel giro, se avrò l'occasione di procedere con più calma, magari il ritorno po potrei fare dal San Marco.
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