Il Nostro primo Elefantentreffen 2004 - Due su tre ruote

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Il Nostro primo Elefantentreffen 2004

Le nostre storie
Racconto a quattro mani, quelle di Maria e le mie per documentare la partecipazione  al nostro primo Elefantentreffen insieme all'Ural Sidecar Club. Racconto poi pubblicato su Terzaruota di febbraio del 2004

Giovedì 29 gennaio 2004
Parola a Maria. Siamo appena partiti da casa, incolonnati dietro ogni sorta di vettura, io sento profumo di sugo, un profumo che mi evoca tempi passati, che cosa mi hanno messo nella colazione!? Temperatura -2, siamo quattro Ural sull'autostrada, osservo le altre vetture rallentare per guardarci, cerco l'espressione dei loro volti, alcuni mi sorridono ed inarcano le sopracciglia, inclinano la testa come per dire: “Bello ma...con questo freddo!” non è l'unica cosa che quelle espressioni dicono.
Il sole ci accompagna e noi proseguiamo verso Peschiera del Garda, luogo stabilito per unirci al resto del gruppo. Arriviamo e l'entusiasmo è nell'aria, gli sguardi, gli argomenti ed i cenni sono rivolti al resto del viaggio. Pian, piano arrivano tutti, con i loro piccoli problemi e la speranza che non se ne aggiungano altri. Stamane, al momento della partenza, il Presidente illustrissimo e suo fratello Paolo hanno dovuto iniziare la danza del ventre per convincere la loro moto a partire con questo freddo e i loro fianchi devono aver ancheggiato in maniera assai convincente visto che sono qui con noi.
Alle 10,25 si parte. Il sole ci abbandona, prendiamo l'autostrada per il Brennero e da dietro la mia visiera osservo, lontane, le cime dei monti innevate. Osservo ed assaporo il profumo dell'aria, sento ancora quell'odore di sugo, spero che quale sia la sostanza che mi è stata messa nella colazione non abbia altri effetti. Sulla corsia d'emergenza vi sono numerosi pezzi di ghiaccio caduti dai camion in transito e a me viene in mente il notiziario di ieri: “Sui monti si raggiungeranno temperature di -40° e venti freddi”, non mi soffermo molto a pensarci perché la mia attenzione viene catturata da questo emozionante viaggio. Prima sosta breve per benzina e bisogni vari, in dieci minuti si riparte. Il sole torna pallido ed esile ma sulla neve candida riflette lucente.
Ci si ferma a mangiare fuori dall'autogrill e inizia la sfilata del cibo che ognuno rende disponibile a tutti ed il bere per bagnare il gargarozzo e scaldare lo stomaco. Roberto, avendo problemi al cambio, un cambio un po' schizzinoso che ha rigurgitato dell'olio a lui non gradito, decide di concedere teneri affetti alla sua amata treruote, ma Omar non lo lascia solo, visto che la sua piccola ha la tosse. Io non mi sporco le mani se non con il cibo e poi, del resto, devo osservare, captare, descrivere e riportare. Un compito arduo e molto impegnativo per cui ho bisogno di essere vigile, sempre ed ovunque, senza mancare ma o quasi, dato che in fondo...al bagno vado anche io.
Riprendiamo il viaggio ed il tempo passa, vedo del pulviscolo di neve che proseguendo aumenta. La neve è ovunque intorno a noi, viene spolverata dal vento, quasi accarezzata e si formano nuvole continue che fluttuano risplendenti alla luce del sole che cala, posandosi sulle moto che diligenti, in fila indiana, proseguono sfilando come dame con i cavalieri, calpestando la vecchia statale del Brennero e passando per la vecchia dogana ormai quasi in disuso. Provo affanno nel cogliere ogni meraviglia tanto da non farmi sentire freddo. Guardo le abitazioni, i balconi di legno lavorato e le finestre dipinte con maestria con colori allegri e con disegni eleganti.
Verso le 17,00 arriviamo a Schönberg, un albergo elegante, caloroso ed accogliente, in puro stile tirolese, con tetti spioventi e finiture e balconi in legno.. Dalle espressioni di quasi tutti, credo che la maggioranza di noi si aspettasse qualcosa di più spartano, non che la cosa ci sia dispiaciuta. Nella stanza la mia curiosità è stata rapita dai cuscini e dal piumino. Non vi sono lenzuola, se appoggi la testa sul cuscino ti avvolge e te lo ritrovi sul viso, è come passarci attraverso. Subito ho pensato: “Ma che testa c'hanno 'sti austriaci!?” Era un metro quadrato, la mia testa là dentro sembra un neo su una natica di Pavarotti, in compenso era così sottile che per avere uno spessore decente lo dovevi arrotolare.
Dopo una doccia calda, distensiva e rinvigorente scendiamo a raggiungere gli altri che sbevacchiando, con cartine alla mano, stanno già studiando il percorso per l'indomani.
Finalmente si mangia, ma in questi paesi si ostinano a scrivere in una lingua a noi sconosciuta quindi ci dobbiamo rivolgere a Fausto, il nostro poliglotta che però, dopo aver letto tutto il menù sentenzia: “Di buono c'è solo cotoletta e patatine!” Così abbiamo capito che i casi sono due: o tradurre non lo diverte o ha gusti da fast food! Alla fine ci siamo arrangiati e siamo riusciti a cenare davvero egregiamente con tanto di zuppa che ci ha riscaldato dentro e una enorme grigliata con tante verdure ed infine il mitico nocino dei fratelli Toscani per digerire.
Venerdì 30 gennaio 2004
Scosto le tende e un sole splendido illumina la camera ma la temperatura non è certo primaverile, -9°! Dopo un'abbondante colazione si carica tutto sulle moto e siamo pronti a partire, ma la BMW di Giorgio ed Emanuela non ne vuole sapere di accendersi, così il presidente sale sulla moto e traina lo sfortunato sidecar finché non si accende mentre noi, muniti di macchina fotografica, immortalavamo l'evento con grande orgoglio uralistico, per una volta la sorellastra russa traina la tanto blasonata tedesca!
Si riprende il viaggio, non ho pensieri nella mente, mi limito a guardarmi attorno mentre il sole mi batte caldo sul viso fino quasi ad infastidirmi. Quando ci si ferma si trova sempre qualcosa che non va (in queste occasioni una danza propiziatoria ci vorrebbe): Angelo ha problemi coi collettori di aspirazione ma per fortuna, o per meglio dire, per esperienza, Marco ne ha portati qualche chilo. Dario coglie l'occasione per riparare all'errore del gommista che non gli ha rimontato uno spessore per cui, la sospensione anteriore resta bloccata e la ruota balla, ma niente paura, con l'anello di un portachiavi si è sistemata la faccenda, e pensate che una volta ho visto riparare un triciclo russo con la cingomma!!!
Ripreso il cammino, in una cittadina bavarese perdiamo l'officina mobile con, Fausto ed Emilio, l'assistente. Ma siamo sicuri che la danza propiziatoria del Presidente e di Paolo non abbia spostato le ire degli dei sul resto del gruppo?!
Intanto che li aspettiamo mangiamo un boccone, meno male che non si è dovuto attendere troppo, di li a poco ci saremo riuniti e avremmo proseguito il viaggio.
Ma quanto è grande questa città? Sembra non finire mai. Vedo dei bambini scendere dall'autobus accompagnati dai genitori e nelle loro manine una corda che trascina lo slittino di legno. Ci seguono con lo sguardo ed alcuni di loro ci salutano con un cenno della mano. Usciamo dalla città e tutt'intorno a noi si aprono distese di candidi campi innevati, qualche casa qua e dei binari neri solcano la neve. Una macchia nera attira la mia attenzione, è un corvo che passeggia nervosamente avanti e indietro come un generale e in fondo, dove il mio sguardo finisce un fitto bosco di conifere sbiancate.
La sosta per il pranzo è d'obbligo, ma non possiamo perdere troppo tempo perché manca ancora qualche chilometro. Per fortuna procede tutto tranquillo fino a Riggerding dove qualche bontempone che non aveva prenotato ha deciso bene di fingersi dei nostri e ci ha rubato la camera. Non importa, la Sig.ra Maria riesce comunque a sistemarci in qualche modo, non fosse stato così non avremmo lasciato certo decadere la cosa. Il tempo di sistemarci e poi si scende per la cena, tra il profumo della cucina e il chiasso mi rendo conto che sono moltissimi i motociclisti italiani in questa gasthaus e mi domando in quanti saremo allora al raduno!?
Proseguo io. Finalmente ci liberiamo della Sgionfadura che è andata a dormire da un'oretta e giungiamo al raduno alla Valle dei Lupi per fare l'iscrizione in notturna. Fa molto freddo e il ghiaccio è spesso una trappola, non c'è tanta gente in giro a quest'ora ma chi è rimasto è combinato davvero male (tipo Superciuck). Nell'aria un fastidioso odore acre di legna arsa, tutt'intorno un mare di tende di ogni grandezza e forma, tanta paglia posta sotto alle tende per isolarle dal ghiaccio e moto messe pure peggio dei padroni. Maurizio chiede di bagnare il gargarozzo ma qualcuno lo ha dimenticato in stanza...bisogna cercare di distrarlo altrimenti si disidrata al solo pensiero. Fatta l'iscrizione si gira un poco per il raduno e poi si ritorna in albergo, alcuni restano alzati per il bicchiere della staffa e altri invece si lanciano tra le braccia di Morfeo.
Sabato 31 gennaio
Riprende Maria. Alle 10,30 ci troviamo al raduno alla tenda di Giorgio ed Emanuela, con piacere trovo anche altri amici che avevamo già conosciuto in altri raduni. L'odore dei falò si fa man mano sempre più intenso e fastidioso, fra le tende sentieri scavati nella neve che mi arriva alle ginocchia mentre il più operosi scavano un piazzale davanti alla tenda in modo da sostare tutti assieme, un po' di paglia per terra e la stanza da pranzo l'è bele che a post!!! Omar si mette in cucina ma ha il suo bel da fare a scacciare tutti quegli omaccioni che vogliono avvicinarsi. La Valle dei Lupi è invasa da tende e da un caotico via vai di moto e di gente strana dal vestiario dall'inventiva bizzarra, a volte azzardata, c'è pure qualche temerario che si tuffa in mutande sulla neve (mia nurmal!) Si va a fare un giro e poi si mangia trippa calda ma senza nemmeno provarci ad accendere il fuoco con la legna perché l'avremmo acceso a Pasqua e poi Omar ha portato un bel fornello. Formaggio, pane e salame, cioccolata e beveraggio contro la disidratazione dell'organismo e sopratutto lo sguardo invidioso dei tedeschi, saranno stati stanchi di wurstel e birra! Il tempo vola e il sole tramonta alla svelta quindi raccogliamo tutto e torniamo in albergo per una doccia e chiudere una giornata con una cena tedesca insieme ad altri motociclisti.
Ricomincio io Al termine il Presidente, in accordo con tutti i presenti, consegna una pergamena a Maria, come prima donna dell'Ural Sidecar Club all'Elefantentreffen. La fanciulla ha il cuore commosso anche se gli occhi sono nascosti dagli occhiali...ma commette un gravissimo errore, quando saluta per andarsene a dormire, Roberto, alzandosi dal posto esclama: “Hai dimenticato l'attestato!” Giammai! Un simile torto!? Un coro di condanna si leva unanime verso la povera ed indifesa Maria che se ne va mesta fra fischi e lanci di uova!
Domenica 1 febbraio. Pallino ancora a Maria. Una buona colazione continentale e ci mettiamo in cammino verso casa e di lì a poco incrociamo un tipo che fa footing. Ma possibile, mi sono detto, come si fa a uscire a correre con questo tempo?! Frase un po' strana detta da uno che sta circolando, in Baviera in pieno inverno, in sella a un sidecar!
Dopo un paio d'ore di cammino la frizione di Omar inizia a dare problemi così prende in prestito il sidecar di Faustino che non stava benissimo e quindi stava rientrando sul camper. Nel frattempo Paolo di La Spezia è intento a segare parzialmente i paragambe, grandi opere di restauro in casa Ural. Riprendiamo il cammino ma dopo un quarto d'ora Dario cerca di affondare il sidecar di Angelo speronandolo! Qualche bestemmia e di nuovo in strada.
Il tempo e i chilometri passano ed è già ora di fare una sosta per buttare giù un panino e tra una chiacchiera e l'altra una voce dice: “Dai, se si dovesse rompere un'altra moto smontiamo quella di Omar!” Superiamo il Brennero e dopo tutte queste ore di viaggio sembra anche più lungo e mentre si fa buio arriva il momento di salutarci.
Il mio piacere e la voglia di far parte di questa avventura è stata appagata. Volevo qualcosa che fosse mio, qualcosa da ricordare e per quanto mi sia possibile, raccontare i momenti di incanto, dei visi che ho visto, dei luoghi, del freddo, di dame e cavalieri, di rovinose rotture, di guasti, di danzatori e di allupati: Mannaggia, io mi sono messa anche della neve nello zaino come ricordo ma Marco, aprendo il baule, si è pure adirato, che carater!!!
Non è la meta di per se che inseguivo e il viaggio non mi ha stancato. Qualche pensiero triste che mi ha solo sfiorata, tanti pensieri teneri ed affettuosi da ricordare e quelli che mi hanno fatto sognare senza avere nulla di particolare, i momenti allegri e gli amici del gruppo.
Al prossimo viaggio all'Elefantentreffen che senza dubbio avrà ancora molto da raccontare.
PS. Se ho scritto cose che ai più possono essere sembrate bizzarre, non fateci caso, sono caduta dal ciuccio col seggiolone in bocca quando ero piccola!!!

Maria e un po' anche Marco
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