November Tour 2011 - Due su tre ruote

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November Tour 2011

Le nostre storie
È da qualche tempo che sto programmando un’uscita in moto e finalmente ci sono riuscito, le amiche di Maria si sono organizzate per stare con lei tutto il giorno ed io ho avuto un sabato intero a mia disposizione. Mi ero fatto tutti i miei programmi, dapprima ero intenzionato di andare a Lugano a fare scorta di sigari, ma dato che il lavoro non è che abbondi, settimana scorsa ho trovato una giornata per farmi portare dalla mia Miss Piggy in Terra Elvetica. Allora pensai che sarebbe stato utile che mi recassi da mia cugina Rita al caseificio per fare incetta di Parmigiano Reggiano, poiché le mie scorte volgevano ormai al termine, ma anche questa ipotesi è poi sfumata per il medesimo motivo. Non mi resta che trovare un altro motivo, mumble, mumble… forse è più difficile di quel che pensavo, senza la Sgionfadura le cose non hanno lo stesso sapore!!!
La prima difficoltà la incontro ancor prima di uscire: “Metto il giubbetto e faccio il biker duro oppure mi metto la mia bella giacca in cordura da turismo invernale? Con la moto sarei forse più comodo col Chiodo… però forse fa freddo! Freddo? Ma va… o forse si!?” Porto a spasso i cani e decido: “Ma si! Mettiamo la giacca, semmai la slaccio un pochino!”
“Ma i cani li porto e prendo su il sidecar?” E così inizio ad arrovellarmi con il secondo quesito.
Rientro a casa e scendo in garage con tutti i miei dubbi che mi perseguitano, accendo la luce e senza avere ancora deciso davvero, porto fuori la nera! Chiudo la serranda del garage in faccia a ogni dubbio, allaccio il casco e metto in movimento i 940cc di Miss Piggy. Il suo borbottio è rassicurante, allaccio i guanti mi dirigo verso Cassano per prendere il pane e farmi un cafferino. I dubbi non sono ancora finiti: “Passo alpino… forse fa un po’ freddino in quota… si però ho meno strada che per gli Appennini! Si, ma sugli Appennini forse troverò temperature un po’ più congeniali…” Lascio il pane a casa e poi seguo la forcella e mi lascio condurre dal battito regolare del cuore bicilindrico di Piggy attraverso le campagne della bassa dove un velo di nebbia copre tutti campi intorno e gli alberi sembrano danzare sospesi. Passiamo Lodi, Codogno e Piacenza, le cose sono chiare, ho capito dove mi sta portando, su per le Valli Piacentine. Le temperature rispetto ai giorni scorsi si sono fatte di colpo rigide e mi rendo conto che se avessi infilato anche l’imbottitura nei calzoni sarebbe stato davvero meglio.
Risalgo la Val Nure, le strade si fanno via, via più piacevoli, i Pirelli Angel si sono scaldati e il Ferro Lariano spinge ad azionare con un po’ più di vigore quella manetta che sta lì a destra. Il sole splende e i colori dell’autunno mi obbligano a sostare di tanto in tanto per scattare qualche foto. Sono quasi giunto a Ferriere e decido di fermarmi per farmi ancora un caffè e per rilasciare dei liquidi, sosto per un attimo davanti alla locanda per capire se fosse chiusa o aperta e poi provo a cadere facendo inversione; la gamba si era appisolata un pochino e non me ne ero reso conto! Il locale è carino, curato con particolari in pietra e legno. Una grossa pentola bolle sul fuoco e il lieve profumo che si diffonde nell’ambiente ricorda la cucina della nonna e fa venir voglia di sedersi ad aspettare che arrivi mezzogiorno. Ma la giornata è lunga e la bestia là fuori sembra volermi chiamare. Riprendiamo il cammino calpestando una striscia d’asfalto pulita e in ordine che come un serpentone nero ci porta sinuosamente fino al Passo Zovallo. A 1405m di altezza, l’aria è davvero frizzantina, ma intanto che scatto delle foto mi soffermo a pensare quanto sia fortunato a potermi godere di questi momenti. Penso a Luca che col freddo ha paura che gli si screpolino le plastiche della Griso, o a Livio che in quel momento sta raccogliendo ancora i censimenti, o ad Andrea che quando non è al bar deve aspettare che Novaresi gli presti il V7.
I pochi chilometri che mi dividono dal Passo del Tomarlo li percorro passeggiando, gustandomi i profumi e i panorami, e pensando che al mio ritorno mi toccherà rivedere la brutta faccia di Andrea Califano, vorrei non dover rientrare.
A S. Stefano d’Aveto parcheggio il bolide davanti alla rocca e mi gusto quattro passi per il paesino che risulta un piccolo gioiellino incastonato tra stupendi monti che danno una panoramica unica.
A questo punto mi si pone la scelta: vado avanti fino a Chiavari per toccare il mare per poi rientrare con un po’ più di fretta e magari in autostrada, oppure girare per la Val Trebbia e rientrare con più calma godendomi curve e panorami? Non ci ho pensato poi molto, il mare lo toccherò la prossima volta!
Ormai è la una, ho percorso un tratto di strada bello da guidare e stupendo da osservare, curve che invogliano a piegare sempre più, boschi che si tingono delle tinte del rame e dell’oro e il fiume sottostante che durante i millenni ha scavato una valle stupenda che invoglia a fermarsi e respirare profondamente godendosi il momento. Spengo il motore a Cortebrugnatella, per la precisione nella frazione Marsaglia, dove trovo ristoro in un locale davvero degno di nota, il Piccolo Borgo. Ho potuto gustarmi in pace alcuni piatti della tradizione piacentina, i panzerotti che sono una sorta di crespella con ripieno di ricotta, mascarpone e spinaci, e del filetto di maiale alle castagne. Ve lo consiglio, le libagioni sono ottime, l’ambiente è ben curato e la cameriera è carina.
Dopo cena una piccola passeggiata fino al fiume e poi di nuovo in sella a percorrere una strada che è sempre un piacere!!! Passata Piacenza sosto a San Rocco al Porto dove mi gusto un bel caffè in compagnia di Riccardo, un amico appassionato, come me, di sidecar. Il ritorno a casa da lì in poi si può anche definire una routine fino all’Hemingway dove trovo la sezione geriatrica del Guzziclub1921, infatti al bar come pensionati c’erano Andrea (sempre al bar), Livio e Luca coi bimbi. Il tempo di scambiarci qualche battuta e poi a casa.
Un piccolo sfogo ogni tanto ci vuole, è stato bello ma è durato poco!!!

Marco
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